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L'orizzonte temporale è mobile e si sposta di continuo in avanti o all'indietro, a seconda delle inclinazioni, desideri, speranze di chi punta gli occhi su di lui e comincia a sognare come se tutto fosse reso verosimile da quella strampalata chimera che ha nome: Utopia. Ed è proprio questo lo spunto di cui si serve l'autore per convocare il lettore nel mondo non più illusorio della fantasia.Adottata la chiave potente dell'utopia, ecco che si schiudono all'autore le tante realtà di cui il lettore si rende partecipe. Prende vita una simbiosi che aiuta chi legge a indossare le stesse lenti che trasformano la realtà scelta e ne misurano la plausibilità.Nasce così il futuro virtuale che Da Silva vede prima degli altri: sotto gli occhi estatici del lettore, si succedono i miracoli della tecnologia postmoderna che ha superato i limiti del tempo e permette la costruzione di autostrade sopraelevate. L'intelligenza non più artificiale di robot dalle sembianze umane; le architetture più ardite che, in chiave moderna, si rifanno ai modelli arcaici, i condomini dai mille usi.Tutto questo, sotto il dominio di un'etica che sottintende la partecipazione rigorosa di nuove generazioni, che ti obbligano a dire: "Il futuro è alle nostre spalle."Una lettura avvincente cui, sottofondo, incatena una voce: "Ho visto cose che voi umani."
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