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A Che m¿insegui, o sanguinosa, irataD¿invendicato Padre orribil¿Ombra?Cessa,... mi lascia,... và; le Stigie rive,Vanne, Tieste, ad abitar ritorna.Tutte ho in sen le tue Furie; entro mie veneScorre pur troppo il sangue tuo; nè forzaÉ ch¿io ti veggia a rimembrarlo: Figlio...
Seneca Ma tu, de' Giulj il successor, del loro lustro e poter l'accrescitor saresti, senza la man di Ottavia? Ella del soglio la via t'aprí: pur quella Ottavia or langue in duro ingiusto esiglio; ella, che priva di te cosí, benché a rival superba ti sappia in braccio, (ahi misera!) ancor t'ama. Ner. Stromento giá di mia grandezza forse ell'era: ma, stromento de' miei danni fatta era poscia; e tal pur troppo ancora dopo il ripudio ell'è. La infida schiatta della vil plebe osa dolersen? osa pur mormorar del suo signor, dov'io il signor sono? ¿ Omai di Ottavia il nome, non che a grido innalzar, non pure udrassi sommessamente infra tremanti labra, mai profferire; ¿ o ch'io Neron non sono. ...
Soglionsi per lo più i libri dedicare alle persone potenti, perché gli autori credono ritrarne chi lustro, chi protezione, chi mercede. Non sono, o DIVINA LIBERTÀ, spente affatto in tutti i moderni cuori le tue cocenti faville: molti ne'loro scritti vanno or qua or là tasteggiando alcuni dei tuoi più sacri e più infranti diritti. Ma quelle carte, ai di cui autori altro non manca che il pienamente e fortemente volere, portano spesso in fronte il nome o di un principe, o di alcun suo satellite; e ad ogni modo pur sempre, di un qualche tuo fierissimo naturale nemico.
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