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Questa raccolta di poesie di Diodata Saluzzo Roero è una testimonianza dell'arte poetica italiana del XIX secolo. I suoi versi affrontano temi come l'amore, la natura e la spiritualità , con uno stile delicato e commovente. Gli appassionati di poesia e letteratura italiana non vorranno perdere questa preziosa opera.This work has been selected by scholars as being culturally important, and is part of the knowledge base of civilization as we know it.This work is in the "public domain in the United States of America, and possibly other nations. Within the United States, you may freely copy and distribute this work, as no entity (individual or corporate) has a copyright on the body of the work.Scholars believe, and we concur, that this work is important enough to be preserved, reproduced, and made generally available to the public. We appreciate your support of the preservation process, and thank you for being an important part of keeping this knowledge alive and relevant.
Quell'infinita Providenza eterna Ch'entro le palme semichiuse serra Nostro piccolo globo e lo governa, Disciolte l'ali all'angiolo di guerra Avea dal regno della vera pace: L'angiol scendeva sull'Egizia terra. Vide il mutarsi del destin fugace, Vide che gloria in servitù declina, Vide che solo nella tomba è pace
Altifon tosto, aggirator funesto, Volger Meride intorno al tempio fea Là, dove tutto era tacente e mesto, Ove, al settentrion del tempio, ardea Lido di sabbia presso al mar ristretto, Che ai congiurati una grotta schiudea. Duro, selvaggio, largo era l'aspetto Del lido, l'aer grave, il ciel di fuoco, Calda la terra del sentier negletto.
Sorgeva il sole del mattino circondato da leggiere nuvole estive; rivestivano le nuvole cento variate forme muovendosi rapidissimamente; e mentre fra le alte rocche del Monte Mauro che divideva da quelle sponde la fiorita Provenza, sciolta la neve veniva giù per la mezza falda in mille ruscelli d'argento, e cadeva nel Mediterraneo tutto increspato dal vento mattutino, una delle armigere schiere che serviva all'imperatore Ottone spiegava le bandiere del suo Signore, e circondava un carro veloce, ove sedeva la giovane Igilberta. Scende dal veloce carro, e fa arretrar gli armati con un cenno d'impero, sola seguitando la via.
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