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L'idea di raccogliere le mie idee sul concetto di "inclusione" non nasce nell'ambito della mia ricerca nel campo dello yoga, né è il prodotto della mia laurea e curiosità, semplicemente sono le impronte delle mie radici, soprattutto di mia madre. Sono nata e cresciuta in un bar gestito da mia madre a Tribola di Borghi sulle prime colline di Rimini. In questo luogo si viveva come in una sorta di comunità, ognuno pur alimentando la propria personalità era importante per tutti gli altri.
Nel luglio 2007, grazie al protocollo d'intesa tra il Ministero della Pubblica Istruzione e la Confederazione Nazionale Yoga, l'antica arte meditativa e ascetica basata sulla combinazione sequenziale di posizioni (ASANA) e di riflessione spirituale legata all'ascolto del proprio respiro e ad una maggiore coscienza del proprio esistere nel "qui ed ora" come corpo e anima, entra ufficialmente nelle scuole, determinando lo sviluppo di nuovi progetti pedagogici ed educativi in grado di aiutare bambini, ragazzi ma anche adulti a ritrovare se stessi attraverso lo yoga.Una necessità tanto più impellente quanto più virtuale sta divenendo lo spazio in cui agiscono e vivono i nostri ragazzi (non solo loro ahimè...), una società protesa verso l'immagine che scorre, la sedimentazione incontrollata degli istanti che non ci accorgiamo di vivere, una società che presta poca attenzione ai bambini in quanto bambini ma come destinatari di beni di consumo il cui advertising bombarda le loro madri.
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