Gjør som tusenvis av andre bokelskere
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Da allora in poi non potendo io sopportare di rimanere più a lungo nella balena, andava mulinando come uscirne. In prima ci venne il pensiero di forare nella parete del fianco destro, e scappare. Ci mettemmo a cavare; ma cava, e cava quasi cinque stadi, era niente: onde smettemmo, e pensammo di bruciare il bosco, e così far morire la balena. Riuscito questo, ci saria facile uscire. Cominciando adunque dalle parti della coda vi mettemmo fuoco, e per sette giorni ed altrettante notti non sentì bruciarsi; nell¿ottavo ci accorgemmo che si risentiva, chè più lentamente apriva la bocca, e come l¿apriva la richiudeva. Nel decimo e nell¿undecimo era quasi incadaverita, e già puzzava.
Glicera. Quel soldato d¿Acarnania che una volta si teneva la Preziosa e poi s¿innamorò di me, quegli che aveva quella bella e ricca clamide, te lo ricordi, o Taide, o te ne se¿ dimenticata? Taide. No, i¿ me lo ricordo, o Glicerina: bevve anche con noi l¿anno passato alle feste di Cerere. Ma perchè me ne dimandi? Pare che vuoi contarmi qualche cosa di lui. Glicera. Quella tristaccia della Gorgona, che mi faceva l¿amica, me lo ha tolto con inganno. Taide. Ed ora ei non viene più da te, e si tiene la Gorgona?
II. Luciano dipinse il suo secolo non con altri colori che con quelli della satira, che è la pittura estetica del male: se egli ebbe ragione di così fare si vedrà nella storia, pittura scientifica del male e del bene. Nel mondo antico i Greci furono il popolo eletto, a cui la Provvidenza confidò l¿educazione intellettuale dell¿umanità, ed a cui diede il più vasto e lungo impero che sia stato su la terra, perchè fu impero d¿intelligenza. Come Venere uscita delle acque in una conca marina in mezzo alle Nereidi, così l¿Ellade circondata dalle sue isole sta fra l¿Asia minore e l¿Italia, alle quali porge la mano valicando il...
Micillo. Ti colga una saetta di Giove, o gallo maladetto, che m¿invidii un poco di bene, ed hai così stridula voce. Io ero ricco, io facevo un sogno dolcissimo, io nuotava in un mare di contentezza, e tu con un acutissimo strillo m¿hai svegliato. Ah! neppur la notte posso fuggire questa mia povertà più scellerata di te. Ma a quanto io m¿accorgo, tutto è gran silenzio ancora, ed io non sento, come al solito, quel brivido mattutino, che per me è sicuro segno dell¿avvicinarsi del giorno: appena è mezzanotte; e costui sta vigilante come se guardasse il vello d¿oro: e come il sole è andato giù s¿è messo a schiamazzare. Ma non dubitare: come sarà dì, ti concerò io con un bastone. Ora mi sfuggir...
Diogene. O Polluce, i¿ vö darti un incarico. Poichè tosto ritornerai su, chè, pensomi, spetta a te di riviver dimani, se mai ti avvieni in Menippo il cinico (lo troverai in Corinto presso il Craneo, o nel Liceo, deridendo i filosofi che si bisticcian tra loro), digli così: O Menippo, Diogene ti esorta, se hai riso a bastanza delle cose della terra, a venir qui, dove riderai di più ancora. Costà il riso aveva sempre un certo dubbio, quel tale dubbio: chi sa bene quel che sarà dopo la vita? ma qui non cesserai di ridere di tutto cuore, come fo io adesso; massime quando vedrai i ricchi, i satrapi, i tiranni così miseri e trasfigurati che si riconoscono ai soli lamenti; e come son co...
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