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Abitiamo luoghi difficili, ci muoviamo su territori fragili, inquiniamo, desertifichiamo, ci troviamo a girare in mezze maniche a novembre o con il maglione e l'ombrello in pieno luglio. Se poi tutto si distrugge, noi per prima cosa non ci crediamo. Dopodiché, messi di fronte alla devastazione, spaesamento e stupore saranno i sentimenti dominanti. Perché non si è creduto alla valanga di Rigopiano? Perché il Ponte Morandi avrebbe dovuto essere eterno? Perché Amatrice è crollata e Norcia no? Kiribati e Maldive scompariranno davvero?
"La Pedagogia della decoscientizzazione questo fa: azzera l'etica, la morale, abbassa gli strumenti culturali e polverizza lo spirito critico, il dissenso, la ribellione nei confronti delle ingiustizie sociali. Il populismo non aizza mai la Rivoluzione. Finge di farlo, ma non lo fa. E finge pure molto bene. Non è il popolo rivoluzionario quello esaltato dalle retoriche politiche del populismo e non lo sarà mai. E' il popolo vittima del Sistema, che crede di combattere per vedere finalmente serviti i propri diritti ed in realtà nel Sistema annega, perché contribuisce a crearlo e a rinnovarlo. E' un popolo che possiede un'idea di comunità immaginata che contribuisce, inconsapevole ed inerme, a non costruire mai". L'introduzione del volume è a cura di Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali, salute e diritti del Comune di Milano.
In questo volume l'autrice affronta il tema degli stereotipi identitari nepalesi attraverso la lente prospettica dell'Antropologia dei media.
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