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The Dance of Death, also called Danse Macabre (from the French language), is an artistic genre of late-medieval allegory on the universality of death: no matter one's station in life, the Dance of Death unites all. The Danse Macabre consists of the dead or personified Death summoning representatives fromall walks of life to dance along to the grave, typically with a pope, emperor, king, child, and labourer. They were produced as mementos mori, to remind people of the fragility of their lives and how vain were the glories of earthly life.Our Museum book are a fine reproduction of a complete engraved title-page and 44 engravings in the text (complete with the 2 full-page plates "Memento mori" and the transformation portrait showing the death of Dives), all finely colored in a contemporary hand.From a XVII century edition Published by Matthäus Merian the Elder. A work preserving a visual record of the famous Basel wall-paintings depicting a Dance of Death cycle. Dating from the 15th century, they had undergone restoration in the 16th and early-17th centuries.Merian added the "Memento mori" plate as well as the famous final "puzzle" engraving which can be viewed from two directions.Our book presents all the text of the plates in English, French and Italian language.
Dopo aver dichiarato l¿indipendenza nel corso del 1918, le neonate forze armate dell¿Estonia, della Lettonia e della Lituania riuscirono a sconfiggere l¿Armata Rossa. Durante la guerra furono costituiti i primi reparti corazzati, dotati di mezzi conquistati al nemico o consegnati dai britannici. Terminato il conflitto, quei reparti iniziali vennero potenziati con l¿acquisto di carri armati e autoblindo, fino a costituire delle componenti blindo-corazzate successivamente inglobate dai sovietici nel 1940, dopo l¿annessione all¿Unione Sovietica.
Per le forze partigiane italiane l¿utilizzo di mezzi blindati fu veramente sporadico, ad eccezione degli ultimi frangenti di guerra. Soprattutto nei giorni dell¿insurrezione, infatti, i partigiani italiani riuscirono ad impadronirsi di carri armati di produzione italiana, sia catturandoli ad unità italiane e tedesche, sia prelevandoli direttamente dalle fabbriche, spesso grazie alla complicità con la Resistenza degli operai che lavoravano in questi opifici. Nei concitati momenti dell¿insurrezione, convenzionalmente fissata al 25 aprile 1945, molti furono i casi di veicoli depredati e riutilizzati dal movimento partigiano o da militari di Salò, che addirittura cambiarono mano più volte nel volgere di brevissimo tempo; di alcuni se ne è conservata, in qualche modo, traccia, mentre di altri, specialmente se utilizzati da formazioni di insorti, non se ne sa nulla. Un gran numero di mezzi corazzati di produzione italiana fu invece impiegato da parte dei partigiani jugoslavi, che li poterono catturare ¿in massä in seguito allo sbandamento del Regio Esercito dovuto all¿Armistizio.
In this issue: The Kampfgruppe Rehmann, summer 1944, Albert Frey, Knight's Cross with Oakleaves Holder, The French Legion through the eyes of an SS-Kriegsberichter, Free Corps Denmark at Velikije Luki, Hungarian Armored Forces in WW2, 2nd part, The Folgore Division, SS-Hauptsturmfuhrer Hans-Jörg Hartmann, Slovakian army in WW2
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