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Fummo per poco in un grand'orto in fiore; poi ciascuno tornò l'anima sola riaffacciata alla sua landa brulla. Fummo... Oh certo imparò tutto il dolore chi ne' suoi giorni udì questa parola, questo tonfo dell'anima nel nulla.
Una bella che passi in bruna vesta sull'ampio sfondo d'una verde plaga, nel mestissimo autunno, è la più vaga cosa del mondo: la più vaga e mesta. Io così voglio una stanca figura che sia preludio a' miei sognanti temi, e che passi evocata in gonna scura qui, sul primo confin de' miei poemi. Tu verrai meco ove l'ottobre espande morenti aromi e tinte vaporose: il luogo e l'ora delle grandi cose è là, nel verde inconsolato e grande.
Porta sempre con te l'esil matita e, confidente amico, il taccuino, quand'esci fuori a ritrovar la vita: che fatica non è da tavolino questa a cui desti, vigile poeta, il tuo senso, il tuo sogno, il tuo destino. Lo provasti e lo sai: balza inquieta l'anima che si dà, senza difesa, al dominio dell'ora, o triste o lieta: ogni cosa, d'intorno, è un'inattesa suscitatrice che percuote i sensi pronti a vibrar come una corda tesa...
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