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Visioni oniriche e territori fatti di sogno ma narrati come fossero reali, questi Racconti racchiudono l'incanto di ciò che non esiste se non nell'anima di chi scrive, un incanto che viene fermato sulla carta con immagini limpide e vive, a volte terrificanti, altre volte celestiali, ma sempre straordinariamente potenti.Il libro raccoglie 15 storie, molto diverse tra loro, ma legate da un elemento comune: l'amore e la passione per la vita in ogni suo aspetto, verso il mondo circostante, verso Dio e verso i propri simili.I racconti sono intensi e trasmettono emozioni diverse, in un'alternanza d'immagini a tratti reali e subito dopo fantastiche, momenti di vita vissuta inframmezzati da sogni che hanno la consistenza della realtà. L'amore, in ogni suo ambito, è vissuto in pieno, intensamente e, che sia rivolto a Dio o alla donna amata, che sia spirituale o carnale, la narrazione è sempre avvincente e piena di belle descrizioni. Non si tratta però di "semplici" storie d'amore, no, si tratta di storie variegate che hanno protagonisti di ogni tipo: asceti e guerrieri, diavoli, frati e streghe, antiquari, pittori e altro ancora.Il Volume contiene i seguenti racconti:AlbericoIl mulo recalcitranteLa follia di OrlandoL'antiquarioGawein il normanno12 frati cercatoriLupin e la casa infestataIl principeOnirismoVita di un eretico nella Spagna del '500Il Cavaliere e L'Inferno10 giugno 1993Un pittoreLa rinascita della grande Dea dell'AmoreSerenata
Il "canto dolce" dell' "ippocampo rosso" è un'arma troppo debole per affrontare e contrastare il potentissimo esercito del frastuono mediatico e delle sue assordanti risonanze mentali, anche il poeta Michele Stuppiello se ne rende conto quando confessa che l'intonazione di quel canto è "flebile", impari alla lotta che vuole aprire, fidando solamente sulla potenza magica della sua origine.Infatti:"lo imparò dallesirene, nellegrotte di cristallo".(dalla Prefazione di Antonio Nasuto)
Osservando le "espressioni" rilevate nelle curve legnose dei tronchi, non si può non essere pervasi da un brivido, da un'emozione sottile, causata dall'intuizione che probabilmente quei volti ci guardano, ci scrutano, giudicano la nostra misera esistenza umana, forti della loro esperienza di vita centenaria, se non millenaria. Tra le "facce" che ho fotografato alcune sembra che ridano, altre che urlino o siano preda della rabbia, c'è quasi tutta la varietà di emozioni umane in quelle espressioni che sono messe lì come a farci il verso, "scimmie di legno" che imitano la molteplicità dei nostri moti interiori. (Estratto della Presentazione)
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